La mia scommessa è proprio questa: far incontrare due grandi culture con l’obiettivo di creare un prodotto nuovo, dove la tradizione specifica del territorio e la discontinuità tecnica si incontrano, senza seguire le mode del momento.

Credo fermamente nelle ibridazioni

A guardar bene, nel corso dei secoli è sempre stato così e l’innovazione è sempre scaturita dal superamento delle regole consolidate. Il mio desiderio è cogliere il meglio da questo incontro per raggiungere nuovi traguardi.

In questo mi pongo umilmente in un atteggiamento di scoperta, di apertura al nuovo e a quello che potrà venire negli anni in termini di avanzamenti tecnologici, sempre con lo stesso pallino: fare le cose al meglio delle mie possibilità.

Questa filosofia, unita al rispetto profondo verso la natura e l’ambiente, si traduce in scelte precise: le migliori competenze e i migliori materiali produttivi per arrivare senza compromessi alla migliore qualità raggiungibile.

Ho avviato questo progetto con il Cerasuolo d’Abruzzo in un territorio ideale dove la brezza del mare incontra la montagna – con l’obiettivo di fare un prodotto nuovo estraendo le caratteristiche più intime di questo vino, in un Paese dove il rosato (a torto) non è ancora considerato alla stregua che meriterebbe (a differenza della Francia dove il rosè ricopre una posizione di parità rispetto ai grandi rossi e bianchi).